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Sant Agata in Cogollo del Cengio

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La chiesetta di S. Agata a Cogollo del Cengio


Un Matrimonio
nella Chiesetta
di S. Agata a Cogollo:
un motivo per raccontare…


"Ultimamente mi capita spesso che le persone mi chiedano di scrivere qualcosa da pubblicare, ma pur con la mia buona volontà e disponibilità, quello che propongo ai lettori, devo "sentirlo" e quindi per prima cosa deve piacere a me.






Quando sono stata contattata dal Cav. Sabatino Libratti di Cogollo del Cengio per scrivere di un matrimonio particolare, sono rimasta un po' perplessa: ai giorni nostri, dove si cerca spesso l'apparire, si vuole organizzare qualcosa d'esclusivo e straordinario, ci si guarda per vedere chi fa meglio…a dire il vero non mi pareva il caso di scrivere se non fosse stato per un piccolo particolare: il luogo speciale delle nozze!
Da grande cultore della storia, appassionato delle vicende del suo paese e scrittore (anche se lui non si definisce tale), con la sua lunga età, la grande esperienza, ma più di tutto la semplicità con cui parla, Sabatino mi ha dato l'imbeccata e anche le notizie mi hanno affascinata.
Così, studiando la storia, ho cercato di costruire qualcosa di conciso che fosse di interesse comune, perché al di fuori del semplice fatto di cronaca, sarebbe stato interessante fare un po' di "cultura"…"










La storia della piccola chiesetta di S.Agata di Cogollo è molto antica: risale all'epoca longobarda quando il popolo germanico, nel 568, scese in Italia e prese possesso delle nostre terre.

La "Venetia" fu divisa in otto Ducati, tra cui quello Vicentino. Ogni Ducato fu a sua volta diviso in tante "Corti", una delle quali la nostra Valle dell'Astico. Il Centro Amministrativo di questa Corte era Caltrano e le altre Ville o Castelli erano: Cogollo, Chiuppano, Velo e Arsiero. La grande valle venne messa a coltivazione dissodando i terreni e ricavando appezzamenti di terra produttiva e di prati per il foraggio o il pascolo. Anche i boschi, i corsi d'acqua e le sorgenti furono valorizzati così che gruppi di famiglie si insediarono in vari punti della valle, sui pendii e sui monti.

I Longobardi, non erano favorevoli al Cristianesimo, ma con l'arrivo dei Monaci Benedettini guidati dall'Abate Anselmo di Nonantola verso il VIII° secolo, ebbe inizio l'opera di evangelizzazione e Cogollo fu il luogo dove iniziarono la predicazione. Nel 774 Carlo Magno sconfisse i Longobardi e diede libertà alla Chiesa, così tutta la popolazione della Valle abbracciò la religione cattolica e in ogni paese si costruì una chiesa per la comunità.



A Caltrano S.Giorgio, a Chiuppano S. Michele al monte, ad Arsiero Santa Maria, a Velo S. Giorgio e a Cogollo S.Agata; ogni chiesa aveva il suo cimitero. All'arrivo dei Vescovi di Vicenza e Padova, nel X° secolo, il territorio fu diviso dall'Imperatore Berengario che decretò il possesso della destra dell'Astico a Vicenza e la sinistra a Padova. Dopo la metà del XII° secolo crolla il sistema feudale ed emergono i comuni nati dai cinque che formavano la Corte Longobarda; si ritrovarono il 31 luglio 1202 nella chiesa di S. Agata e si spartirono il territorio delimitando i confini di ogni comune.
S.Agata è una costruzione rozza e senza motivi di arte: una chiesa povera per i poveri che racchiude in sé tanti secoli di storia ed è considerata la culla della fede cristiana. La tradizione racconta che nel circostante cimitero venivano portati i morti perfino da Conca: oggi a differenza delle altre quattro chiese, S. Agata non ha più la zona cimiteriale ed è anche l'unica chiesa che non ha costruzioni abitative nei suoi dintorni. Edificata in aperta campagna , non era considerata isolata perché un tempo nei suoi pressi passava la strada comunale che portava a Caltrano ed era anche in comunicazione con San Giorgio. La costruzione è stata restaurata e al suo interno, dietro l'altare, si può ammirare una pala che raffigura le Sante Agata e Caterina. Anche se semplice, la chiesetta è un luogo dove ci si sente avvolti da un'atmosfera quasi magica oserei dire che si viene catapultati indietro nel tempo… Un luogo di pace, in mezzo ai prati, contornata dal verde dei boschi, attorniata da lunghi filari di viti e campi di sorgo, lontana dai rumori del traffico; un luogo ideale per scambiarsi promesse d'amore.




Dopo il secondo conflitto mondiale, non si hanno notizie di matrimoni celebrati nella piccola chiesa ed è forse per quest'unicità che, la cerimonia dell'8 luglio 2009, ha un qualcosa di speciale e merita di essere ricordato. Simonetta Zordan e Luigino Franzan, hanno scelto per il loro giorno un luogo appartato, con una cerimonia intima, in un contesto ambientale che richiama alla pace e alla serenità, per assaporare pienamente il significato del loro "sì". Non è difficile immaginare la felicità che come sempre accompagna un matrimonio, ma credo che Simonetta e Luigino si saranno sentiti più in "sintonia" con il Sacramento che ha coronato il loro amore. Anche se due volte l'anno viene celebrata una S. Messa, l'occasione di queste nozze, ha fatto rivivere in modo diverso anche gli antichi sassi, le vecchie mura e tutto quello che fa da corona intorno. Rivivere colorandosi con i fiori, sentendo vibrare forte le note musicali, i canti, le preghiere, le voci commosse… i raggi del sole che sono entrati a illuminare gli angoli più nascosti... Certo che la piccola chiesa deve aver gioito insieme agli sposi e a tutti i presenti, sicuramente avrà trasmesso qualcosa... lei che ha visto passare secoli di storia, guerre, desolazione, ha assistito al lento mutare dei tempi, lei ha avuto l'onore di essere testimone di promesse che due persone hanno scelto di scambiarsi al'interno delle sue mura... Custodi di riti antichi, di laude, di celebrazioni gioiose o tristi, di ceri accesi, di profumo d'incenso, di civiltà scomparse, di fede antica... la Chiesa di Sant'Agata, anche ai nostri giorni, è stata capace di far parlare di sè ed è grazie a questi sposi e all'intervento di Sabatino se ora, sappiamo qualcosa della sua lunga storia che ci può aiutare a capire quanto dobbiamo essere grati di tutte le preziose costruzioni che ci hanno lasciato i nostri antenati e che noi abbiamo, se lo vogliamo, il compito di salvaguardare per lasciarle alle generazioni che verranno dopo di noi.


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